Israele, giornata di cronache e polemiche: dalla cronaca nera di Tel Aviv alla disputa sui media USA, fino al divorzio ottenuto dopo sei anni
Accoltellamento a Tel Aviv: arrestato un 24enne
Un giovane di 24 anni è stato fermato dalla polizia con l’accusa di aver accoltellato la madre nella loro abitazione nel centro di Tel Aviv. Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dal Jerusalem Post, l’aggressione sarebbe avvenuta nelle prime ore del mattino di lunedì 22 luglio. La vittima è stata trasferita in ospedale in condizioni gravi ma stabili, mentre l’indagato è stato condotto in custodia in attesa di convalida dell’arresto. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire il movente e di capire se vi fossero precedenti episodi di violenza domestica.
(Fonti: Jerusalem Post, 22/07/2025)
“Genocidio” e narrativa internazionale: scontro sul New York Times
Tiene banco il dibattito scatenato da una recente rubrica apparsa sul New York Times il 15 luglio, nella quale lo storico Omer Bartov, specialista di genocidi, ha accusato Israele di crimini gravi sin da prima del 7 ottobre 2023. Il portale Israel365 News sottolinea come l’articolo del quotidiano statunitense sia stato accolto in Israele con forte indignazione, bollato come “uno dei peggiori attacchi mediatici” degli ultimi mesi. I commentatori israeliani contestano a Bartov l’assenza di neutralità e un uso politico delle categorie giuridiche relative ai crimini di guerra, temendo un impatto negativo sull’opinione pubblica internazionale e sui rapporti diplomatici.
(Fonti: Israel365 News, 22/07/2025)
Vicenda giudiziaria: rapinatore di banca concede il divorzio dopo sei anni
Sul fronte giudiziario e religioso, la Grande Corte Rabbinica di Gerusalemme ha messo fine a un contenzioso lungo sei anni: un uomo condannato per rapina in banca ha finalmente concesso il “get”, il documento di divorzio ebraico, alla moglie che ne faceva richiesta dal 2019. A guidare la delicata trattativa è stato il rabbino capo David Yosef, che ha negoziato con il detenuto più volte negli ultimi mesi. La decisione pone fine alla condizione di “agunah” (donna “incatenata” a un matrimonio non voluto) e riapre il dibattito sulle misure necessarie per costringere i cosiddetti “get refuser” a rispettare le sentenze rabbiniche.
(Fonti: Israel National News, 22/07/2025)